Negli ultimi anni gli strumenti prima appannaggio solo delle multinazionali sono diventati potenzialmente a disposizione delle PMI e addirittura anche delle microimprese e dei singoli professionisti, con investimenti ridottissimi.
I nuovi strumenti permettono di operare direttamente con clienti, fornitori, finanziatori, partner, collaboratori ed outsourcers dislocati simultaneamente in tutto il mondo. È possibile quindi dislocare ogni attività delle fasi di progettazione, produzione, vendita e consumo a migliaia di chilometri una dall’altra.
Ogni microimpresa può potenzialmente diventare una “micro multinazionale” se sa utilizzare i nuovi strumenti manageriali e tecnologici.
Si stima che l’adozione dell’insieme delle nuove tecnologie permetta di ridurre i costi complessivi dell’ export del 83%.
La velocità del cambiamento crea continuamente nuove opportunità di mercato che le PMI italiane, se adeguatamente predisposte, potrebbero cogliere meglio di molte aziende grandi e strutturate, sfruttando la flessibilità e la velocità di reazione.
Le nuove tecnologie, se adottate correttamente, potrebbero colmare parte del gap accumulato dalle PMI nei confronti degli agguerriti competitors esteri.
Se sommiamo l’alta richiesta di Made in Italy, il boom del mercato potenziale, e la disponibilità di nuove tecnologie i prossimi anni potrebbe essere potenzialmente l’”età d’oro” del Made in Italy per molte PMI.
Gli strumenti indicati non sono da concepirsi come semplici strumenti: rendono possibili configurazioni dei modelli di business completamente nuovi e “distruptive” ove i confini tra chi produce, chi vende, chi acquista e chi consuma diventano sempre più labili. I prodotti fisici, i servizi e le informazioni si compenetrano, il valore aggiunto della componente fisica è sempre più basso e il valore aggiunto della componente di “know how” (design, stile, progettazione) e informazione è sempre più alto.
Non essere al passo con i tempi in questi ambiti potrebbe voler dire non solo non beneficiare delle potenzialità di mercato, ma anche venire travolti in pochi mesi da dinamiche di business completamente inaspettate e spiazzanti.Proviamo a pensare agli effetti stravolgenti di strumenti su intere categorie e settori di piattaforme come uber, airbnb, Groupon.
Cerchiamo di riportare alcuni dei nuovi strumenti sono più significativi.
- Marketplaces internazionali sia B2C che B2B: permettono di entrare direttamente in contatto con clienti e fornitori di tutto il mondo, bypassando le logiche tradizionali di distribuzione internazionale. La più grande piattaforma è la cinese Alibaba, che transa ogni anno 170 Miliardi di dollari mettendo in contatto produttori con distributori e acquirenti. Alibaba ha siglato nel 2014 un accordo con il governo italiano per la promozione del Made in Italy in Cina
- Piattaforme di “online staffing”, collaborazione professionale a distanza e outsourcing come Odesk. È possibile accedere al talento di professionisti in tutto il mondo on line sia per collaborazioni continuative che per progetti e compiti specifici. Anche le PMI possono dare in outsourcing buona parte delle attività, diminuendo drasticamente i costi, migliorando la qualità e la flessibilità. il giro d’affari del online staffing è di circa 5 miliardi e cresce esponenzialmente.
- Nuove tecnologie di progettazione e produzione in “crowdsourcing”. La distanza tra “produttore” e “consumatore” è sempre più labile. Le nuove tecnologie permettono di co-progettare e co-produrre con gli utenti anche prodotti tecnologicamente avanzati come robot e macchinari, oltre che buona parte degli strumenti di uso comune, con dinamiche di business assolutamente nuove. Alcuni degli strumenti tecnologici sono: le stampanti 3D, laboratori dei makers distribuiti sul territorio, la piattaform hardware e software aperte come Arduino
- Utilizzo di software gestionali integrati a basso costo con i quale è possibile gestire buona parte dell’attività aziendale, anche in remoto
- Piattaforme di crowdfunding, ovvero la possibilità di accedere a finanziamenti on line da investitori ( equity o lending) e da potenziali acquirenti dei prodotti in via di sviluppo. Queste piattaforme potrebbero diventare un’alternativa alle banche. In Italia si sono definite nel 2013 la legislazione per il crowdfunding equity ( co-partecipazione azionaria
- Kit di servizi e risorse on line a supporto delle piccole e medie imprese: e-learning, strumenti per i business planning, l’analisi dei costi